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Riproduzione della custodia di Louis Boutan di Danilo Cedrone, Giancarlo Bartoli e Federico De Strobel |
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Nel 1981 Danilo Cedrone, Giancarlo Bartoli e Federico De Strobel
diedero vita a una iniziativa di notevole interesse storico: far
rivivere quella che è considerata la prima custodia fotografica
subacquea: utilizzando i progetti originali di Louis e Auguste Boutan
realizzarono una fedele replica dell'apparecchio, all'interno del quale
introdussero la stessa macchina fotografica che venne prescelta
all'epoca: la Detective. A Terrasini, nel 1981, alla presenza di
personaggi di altissimo rilievo come Hans Hass e Dimitri Rebikoff venne
utilizzato con successo l'apparato. Questo strumento è conservato nel
museo delle attività subacquee di Marina di Ravenna.
Vediamo un po' come è nata quella che viene considerata la prima macchina fotosub: intanto evitiamo i termini assoluti , come detto prima, in moltissime invenzioni che si sono susseguite nella storia si sono ritrovati poi dei precedenti che potrebbero sovvertire la concezione del primato assoluto, e in una invenzione come questa, che è la semplice (si fa per dire) trasposizione di una tecnologia già funzionante in un ambiente diverso, è ancora più facile che si creino dei contrasti di opinione. Dobbiamo comunque essere grati a tutti coloro che, attraverso impegno e intelligenza hanno portato in seguito noi tutti a dedicarci alle nostre attività preferite. Louis Boutan (1869-1934) era un dottore in Scienze che aveva ben compreso come l'ausilio delle riprese fotografiche potesse essere d'aiuto per la ricerca nel campo della biologia marina. Con l'aiuto del fratello Auguste, ingegnere, e il meccanico Joseph David realizzarono questo e, successivamente, altri strumenti per la fotografia subacquea. Per essere inserito all'interno scelsero quello che al tempo poteva sembrare l'apparecchio più semplice: la Detective, una macchina a box con dieci lastre all'interno che non necessitavano di essere sostituite di volta i volta rendendo possibile l'esecuzione di tutte e dieci nella stessa immersione, questa macchina, inoltre, era a fuoco fisso, le uniche regolazioni necessarie erano il diaframma e uno dei due tempi disponibili oltre la posa B. La custodia, realizzata in rame, come gli elmi da palombaro, riportava all'esterno questi comandi ed era provvista di tutte la fenestrature necessarie. Un palloncino per la compensazione della pressione era presente nella parte posteriore, questo, introflettendosi all'aumentare della pressione esterna, faceva sì che la pressione interna si equilibrasse, rendendo minore la forza esercitata sulla custodia e sui comandi, almeno finché non collassava completamente. La chiusura, in alto, era assicurata da robusti galletti che schiacciavano la guarnizione di tenuta. Successivamente Boutan tenta un'impresa ancora non riuscita oggi: costruire un apparecchio fotografico subacqueo non stagno ma concepito per essere utilizzato pieno d'acqua, potrebbe essere l'uovo di Colombo, ma la principale difficoltà sorse per problemi di natura ottica: le lenti infatti, fanno la loro funzione in quanto il materiale di cui sono costruite, il vetro, ha un indice di rifrazione molto differente dall'aria, motivo per cui i raggi luminosi vengono efficacemente orientati per la messa a fuoco degli obiettivi. Tra acqua e vetro, invece tale differenza è molto minore, rendendo difficile, se non impossibile, la deviazione della luce in maniera efficace. Resta da considerare però che i pesci vedono, e pure bene, per cui, se invece che terrestre l'homo sapiens sapiens fosse stato marino, le macchine fotografiche sarebbero state funzionanti allagate e la custodia sarebbe stata necessaria nelle escursioni in aria sulla terraferma... Divagazioni a parte, questo apparentemente ingenuo tentativo dà l'idea della lungimiranza ed intelligenza dell'inventore. Successivamente costruisce, sempre con la collaborazione di Joseph David, altri apparecchi e sviluppa anche dei sistemi di illuminazione artificiale. Nel 1900 pubblica quella che è considerata la pietra miliare della materia: "La Photographie sous- marine". Dopo questa doverosa trattazione preliminare, andiamo ad analizzare, nelle sezioni successive, l'evoluzione tecnica della fotosub attraverso l'osservazione degli apparecchi che vanno dagli anni '50 al periodo pre-digitale, nelle produzioni in serie o semi-artigianali.
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