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Calypso Phot Spirotechnique collezione personale Fabio Carnovale

  Il nome di questa macchina fotografica sicuramente ci ricorda qualcosa: ebbene sì, c'entra anche qui il Comandante Cousteau. Alla fine degli anni '40 avvalendosi della collaborazione e inventiva dell'ingegnere belga Jean de Wouters d'Oplinter si concepisce e si inizia, nel '51, la produzione della Calypso Phot, una 35 mm anfibia che funziona sott'acqua senza necessità di involucro esterno. Anche se la subacquea è ben lungi da essere diffusa questa macchina viene costruita in serie, non solo per uso subacqueo ma anche per ambienti umidi di vario genere. Il marchio riportato sulla confezione è "La Spirotechnique".

Analizziamo questo apparecchio dal punto di vista costruttivo ed ergonomico: non si tratta semplicemente di una macchina fotografica alla quale sono applicati o-ring (altra fondamentale e geniale invenzione) ai comandi. In effetti il progetto è volto a rendere questa particolarità relativamente semplice da costruire e da utilizzare. Infatti vediamo come il pulsante di scatto e la leva di riarmo dell'otturatore e l'avanzamento pellicola sono racchiusi in un unico comando azionabile esclusivamente con un dito, l'apertura del corpo macchina necessaria per l'inserimento della pellicola non è uno sportello ma è un "secchiello" sul quale la calotta superiore, che funge da coperchio, è assicurata a tenuta con un OR lavorante "sul perimetro".  Le due parti sono tenute insieme dall'obiettivo, che funge anche da blocco. L'attacco del flash, a vite, funge anche da ritenzione del braccio (già di discreta lunghezza per ridurre l'effetto "nebbia" causato dalla sospensione nell'acqua) al quale è applicata la parabola della lampadina. Nessun comando è influenzato dalla pressione idrostatica in quanto lavorano tutti ruotando, e la tenuta è esclusivamente affidata a OR lavoranti sul perimetro.

In pratica, se andiamo ad analizzare lo sviluppo di questi apparecchi nei quaranta anni successivi, la sola sostanziale evoluzione è costituita dalla elettronica (esposimetro incorporato e misurazione luce-lampo in TTL).

L'unico punto debole di questa geniale macchina è costituito dagli obiettivi, per questo motivo iniziarono i contatti con la giapponese Nippon Kogaku che, alla fine, acquistò il brevetto e iniziò a produrla con il nome di Nikonos (per il mercato asiatico e americano) o Calypso-Nikkor (per quello europeo).

 
 

 

 

  La configurazione a "secchiello", la tenuta èassicurata dall'OR sulla calotta e le parti sono tenute insieme dall'obiettivo.  
   
     
   
 

Tempi, scatto e riarmo otturatore-avanzamento pellicola insieme a sinistra, a destra la rotella di riavvolgimento.

 
   
  Anche gli obiettivi Berthiot hanno una configurazione particolare, diaframma e fuoco sono sulle due manopoline, e la baionetta consente di innestarli sia dritti che capovolti, a seconda che si voglia leggere i valori, ben visibili sulla superficie anteriore, girando la macchina di lato o verso l'alto.  
   
  Il contapose sul fondo e l'innesto del flash, a vite, che funge anche da blocco per il braccio distanziatore.  
   
 

Calypso Phot  con lente addizionale macro SOS   proprietà Maurizio Saglio

 
  Macro anni '60:
Intorno al 1966, appena uscita la Calypso Phot, la torinese SOS (strumenti Ottici Subacquei) di Victor Aldo de Sanctis, già famosa per il decompressimetro analogico e per i robustissimi profondimetri a bagno d'olio, iniziò a produrre delle lenti addizionali per la fotocamera francese. Non era tuttavia facile stimare ad occhio la distanza di messa a fuoco e l'inquadratura, ed un sistema abbastanza usato consisteva in un distanziatore realizzato con una fascetta in anticorodal che reggeva una comune stecca da tenda, che aveva il vantaggio, essendo telescopica, di poter essere regolata per effettuare la taratura fine dell'insieme.

Questa Calypso è un po' rimaneggiata: in occasione di una revisione da parte di Francesco Martini, capo laboratorio della Cofas, allora importatrice della Nikon, furono sostituiti il rivestimento di gomma originale (che si era staccato) e il manettino di riavvolgimento con quelli della Nikonos II.

La descrizione di questo apparecchio è del proprietario della stessa, Maurizio Saglio, la biografia di questo noto autore è sulla scheda dedicata alla custodia Paguro Sub Center.