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Custodia Paguro Sub Center        proprietà Maurizio Saglio

  Probabilmente fu la prima custodia per reflex Nikon e Canon realizzata in Italia alla metà degli anni '70. Progettata con un occhio alla custodia americana Niko Marine della Giddings-Felgen, inavvicinabile in Italia a causa di prezzo e disponibilità, la Paguro, collaudata a 100 metri di profondità, sostituì abbastanza in fretta le custodie Ikelite in policarbonato, forse più leggere e facili da usare ma certo a quei tempi molto meno resistenti ed affidabili. I comandi essenziali erano tutti riportati all'esterno e gli oblò erano intercambiabili (nella foto l'oblò a cupola per 24 e 20 mm). Dato lo spostamento dei fuochi provocato dall'oblò a cupola, alcuni fotografi avevano riportato le nuove distanze sull'ingranaggio della messa a fuoco, in modo da poterle leggere dall'esterno.
La visione reflex era assicurata da un oblò posteriore ed era dato per scontato l'uso del mirino d'azione Nikon. Particolare era il comando dei diaframmi, basato su un settore metallico che ingaggiava sulla forcella presente sulla ghiera dei diaframmi di tutti gli obiettivi Nikon dell'epoca. Il contatto flash era basato sui connettori Electro Oceanic, disinseribili sott'acqua, ma era possibile anche dotarla dell'attacco Nikonos standard. 
La custodia era leggermente più ingombrante e pesante di quelle attuali, ma sott'acqua era praticamente neutra e quindi dal facile brandeggio, anche se accoppiata ad un flash esterno. (M.S.)

La descrizione di questa custodia è del proprietario della stessa, Maurizio Saglio, che ha collaborato con il creatore di questo strumento, Pino Tessera, fondatore del Sub Center di Milano. Questa azienda negli anni '70 oltre ad essere un negozio punto di riferimento del settore ha provveduto anche a fabbricare diverse attrezzature fotosub che qui vediamo.

Oggi il Sub Center non c'è più ma l'attività di Pino Tessera continua con la rinomata Fraco Sub importatrice di Sea&Sea e Light & Motion.   www.fracosub.it

 
 

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  Il retro della custodia: la scritta è, rigorosamente attinente agli anni '70, stampata con la etichettatrice "Dymo"  
   
  L'innesto "bagnato" del flash.

Anche i contatti Electro Oceanic hanno una storia. Nacquero negli anni '60 come spinotteria di segnale (non di potenza) per apparecchiature oceanografiche e la loro caratteristica è sempre stata di essere inseribili e disinseribili sott'acqua. Essendo destinati ad un uso professionale erano costosissimi (circa 150mila lire alla fine degli anni '70) e nelle specifiche era anche dato il numero massimo di inserzioni prima di una possibile failure, circa 1000. Dato il costo alto e il mercato limitato, la ditta fu venduta e comprata più volte ma, a parte il disegno diverso, in sostanza gli attuali "contatti bagnati" usati sulle lampade sub Halcyon, Light Monkey e simili, sono i loro pronipoti diretti.

(M.S.)

 
 

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Questa Paguro è corredata della prestigiosissima fotocamera Nikon F2 corredata dal mirino "d'azione", utilissimo per vedere tutto l'inquadratura non potendo avvicinare l'occhio alla macchina, un precursore del "live view".

 
   
  Mirino d'azione Nikon DA-1        proprietà Maurizio Saglio  

Non è strettamente un accessorio fotosub, ma rese possibile l'uso delle reflex Nikon F e F2 nelle custodie subacquee fino a quando queste fotocamere furono prodotte.
Si trattava di un pentaprisma con oculare d'uscita con diagonale di ben 40mm. Non conteneva un esposimetro come i pentaprisma della serie Photomic, ma permetteva di osservare l'intero campo inquadrato anche mantenendo l'occhio ad alcuni centimetri di distanza e quindi più che per foto d'azione, come veniva pubblicizzato, era utile nella fotografia scientifica e quando l'operatore indossava caschi o occhiali protettivi. Con le fotocamere in custodia permetteva di osservare tutto il campo inquadrato anche indossando la maschera e fu una delle chiavi che convinse i professionisti che adoravano il grande mirino della Rolleimarin a passare al 35 mm. Purtroppo attualmente nessuna ditta produce più fotocamere con pentaprisma intercambiabile e per ottenere sott'acqua una visione sufficiente occorre usare dei meno comodi "magnificatori".

(M.S.)

 

 
 

Negli anni '70 e ’80 Maurizio Saglio è stato uno dei maggiori esponenti della fotografia subacquea italiana. Inizia nel 1964 con la fotocamera Calypso Phot, poi nel '68 usa la Rolleimarin per collaborare con le riviste "Acquari e natura” e "Fotografare", la maggiore pubblicazione fotografica dell'epoca. Approda poi al Sub-Center di Milano, col quale collabora alla progettazione della custodia per reflex Paguro e del suo oblò correttore. Nel 1974 è tra i fondatori del Centro Italiano Ricerche e Studi Subacquei e aggiorna il libro "Tecnica della Fotografia Subacquea" di Cesco Ciapanna. In questi anni lavora per "Il subacqueo", "Mondo Sommerso" e l’"Enciclopedia del Mare" dell’editore Curcio. Nel 1975 pubblica "Il Fotografo Subacqueo Almanacco". In seguito si afferma in parecchie competizioni fotosub, come il Trofeo Alitalia Mondo Sommerso disputato a Favignana nel 1977 e a Cala ‘Mpiso nel 1979. Lo stesso anno collabora con la rivista "Sesto Continente". Nel 1982 è docente con Alberto Romeo in corsi di Fotosub in Sicilia e l'anno successivo partecipa in rappresentanza dell'Italia al Photosub International a Cuba. Nel 1984 conduce con Franco Savastano lo stage "Tecniche speciali della Fotografia Subacquea" durante la Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee di Ustica. Nel 1986 interrompe l'attività subacquea per diventare giornalista professionista. Torna sott’acqua venti anni dopo per affrontare il percorso di qualificazione che porta alle immersioni tecniche ad elio. Nel 2008 collabora alla stesura del libro di Alberto Romeo "Storia della Fotografia e Cinematografia Subacquea Italiana" ed. La Mandragora, 2009.

 
   
 

Maurizio Saglio: Il Fotografo Subacqueo Almanacco, ed. "La Kalesa" 1975, Roma.