Le
macchine fotografiche: compatte, reflex e mirrorless
Le
macchine fotografiche usate nella fotografia subacquea sono
fondamentalmente di due tipi: compatte
e reflex, le prime ovviamente presentano
il vantaggio insito nel loro stesso nome, che nella fotosub fa ancora di
più la differenza necessitando gli apparecchi fotografici di custodie
ermetiche all’acqua che ne amplificano notevolmente il peso ed il
volume. Le seconde, che devono il loro nome alla peculiarità di
riflettere l’immagine acquisita dall’obiettivo direttamente nel
mirino, sono più ingombranti e pesanti e le loro custodie subacquee lo
sono ancora di più ma, evidentemente, presentano dei vantaggi che possono
giustificare questa caratteristica.
Nel
secolo scorso vi era una terza categoria di fotocamera definita a mirino
ottico (galileiano), che si avvaleva di un semplice mirino posto nella
parte superiore del corpo macchina che inquadrava la scena imitando il più
possibile quello che l’obiettivo “vedeva”. Questa categoria di
macchine fotografiche si prestò ad essere già costruite a tenuta stagna
senza necessità di custodie hanno avuto un grandissimo successo grazie
alle ridotte dimensioni ed alla ottima qualità delle ottiche, le
principali esistenti erano la Motormarine della Sea& Sea e le Nikonos
della Nikon, quest’ultime corredate anche da una ampia gamma di
obiettivi di altissima qualità che le rendevano paragonabili alle più
sofisticate reflex. Per approfondire questo argomento vi rimandiamo alla
sezione “storia della Fotosub” del sito.
Oggi
la Nikonos digitale non esiste, per effettuare scatti fotografici
sott’acqua dobbiamo avvalerci di apparecchi concepiti per l’uso
terrestre e protetti dall’acqua con un’apposita custodia.
Veniamo ora alla descrizione dei tipi di fotocamera digitale oggi in uso:
Le
Compatte:
Nelle
compatte l'obiettivo riporta l'immagine sul sensore, contemporaneamente
questa viene riprodotta sul piccolo monitor posteriore per effettuare
l'inquadratura.
Piccole,
pratiche, ma con obiettivo non intercambiabile, seppure di ampia
escursione focale: le compatte, il primo passo verso la fotografia.
Devono
il loro nome ovviamente alle ridotte dimensioni, ma soprattutto alla
caratteristica, presente nella quasi totalità dei casi, di avere
l’obiettivo integrato, non intercambiabile ma di ampia, talvolta
ampissima escursione focale, che normalmente copre la funzione
grandangolare, teleobiettivo e macro, tali obiettivi, a focale variabile,
si definiscono “zoom”.
Nelle
più moderne è presente un ampio monitor che serve non solo al controllo
del risultato ottenuto ma anche ad effettuare l’inquadratura, questo
caratteristico modo di inquadrare (detto live wiew) ha cambiato
negli ultimi anni lo “stile” della ripresa fotografica amatoriale, che
avviene con la macchina distante dal viso al contrario di quanto avveniva
in precedenza avvicinando l’occhio al mirino.
Normalmente
le compatte vengono scafandrate in custodie dedicate che riportano
all’esterno tutti i comandi utili.
Un limite delle custodie per compatte è che
normalmente non sono dotate di oblò corretti ma esistono accessori,
universali e dedicati, che possono essere applicati per questa esigenza
(vedi sezione apposita).
L’inquadratura viene effettuata tramite il monitor in “live wiew”.
Le
Reflex:
Qui il
nome riporta ad una caratteristica saliente della macchina che la
caratterizza rispetto agli altri sistemi: l’immagine, catturata
dall’obiettivo, viene riflessa attraverso uno specchio ed un
“pentaprisma” (che
conferisce a questi apparecchi la classica forma con la
protuberanza in alto) fino ad arrivare al mirino dove, otticamente,
si potrà apprezzare esattamente quello che verrà ripreso dalle lenti. Al
momento dello scatto lo specchio si solleva verso l'alto scoprendo il
sensore e permettendo all'immagine di impressionarlo.
Nonostante
lo sviluppo tecnologico di questi meccanismi abbia portato a ottenere
delle velocità notevoli nello scatto multiplo (oltre 10 fotogrammi al
secondo) la sequenza in oggetto costituisce un limite per quello che
riguarda la rapidità e la silenziosità.
Di
recente sono apparse anche reflex nelle quali, grazie alla adozione di
specchi in parte traslucenti, non è necessario il sollevamento dello
specchio.
Lo
schema del mirino reflex: l'immagine entra dall'obiettivo, si impressiona
capovolta sul sensore e si ripresenta dritta al mirino dopo essere stata
riflessa dagli specchi
La Classica reflex, oggi digitale, ancora
considerato il sistema fotografico d'elezione per il professionista ed il
dilettante evoluto. Qui l'ammiraglia Nikon d800, 36 megapixel full frame.
L'obiettivo è il 16mm Nikon eccellente per le riprese fotosub.
Una reflex nel suo scafandro, la
protuberanza superiore segue quella del pentaprisma della macchina
contenuta.
Osserviamo
lo specchio della reflex: abbassato, consente la visione dell'inquadratura
riflettendola verso l'alto.
Nel
momento dello scatto lo specchio si alza lasciando passare l'immagine
verso il sensore
La reflex collocata all'interno della custodia
Anche nelle custodie per reflex i
costruttori fanno ogni sforzo per riportare all'esterno tutti i comandi
della macchina all'interno. Il mirino, per far sì che si possa vedere
l'intera inquadratura anche con la maschera, può essere dotato di
"Magnificatore".
Le
Bridge:
Il
loro nome vuol dire "ponte" cioè si prefiggono di essere
una via di mezzo tra le compatte e le reflex.
Sono
fondamentalmente delle compatte con una focale più lunga, sono provviste
di obiettivo fisso con una escursione focale molto ampia, che, partendo da
un medio grandangolare arriva talvolta a più di 1000 millimetri
(equivalenti al 35mm). Normalmente inoltre, presentano delle
caratteristiche qualitative mediamente superiori alle compatte ma
inferiori alle reflex.
Lo
sviluppo delle compatte più avanzate e delle mirrorless, unitamente al
notevole ingombro dovuto anche ad una focale che può raggiungere valori
di teleobiettivo non certo utilizzabili sott'acqua, ha fatto sì che
questo tipo di fotocamera sia raramente utilizzata per l'uso subacqueo.
Le
Mirrorless:
Il nome
originale di queste fotocamere è EVIL (acronimo di Electronic Viewfinder
Interchangeable Lens, cioè Mirino Elettronico Obiettivi Intercambiabili),
ma significando in inglese "Male" o "Malvagità" e
invece essendo queste piccole macchine inoffensive e gentili, preferiamo
la terminologia "mirrorless" (senza specchio, anche se non è
certo molto elegante classificare un apparecchio tecnologico per quello
che non ha).
Sono
nate per privilegiare la compattezza, eliminando il "pentaprisma"
ed effettuando l'inquadratura esclusivamente in modalità "live wiew"
oppure, in alcuni modelli, anche mediante un mirino elettronico di buona
qualità. In altre parole, il mirino con il classico specchio presenta
l'indubbio vantaggio di fornire una visione dettagliata e fedele del
soggetto da riprendere, specialmente per quello che riguarda la messa a
fuoco, ma rinunciandovi a favore di mirini elettronici fedeli nella
riproduzione dell'inquadrature o utilizzando con successo il live-view, si
può rimpicciolire notevolmente la fotocamera eliminando inoltre lo
specchio che deve alzarsi verso l'alto ad ogni scatto con i problemi
connessi di rumorosità e limitata velocità.
Lo
schema delle Mirrorless: rispetto alle reflex manca il pentaprisma con
tutti i pro e i contro del caso.
Il
mirino elettronico può mancare del tutto a favore del solo "live
view"
In
effetti quando ho visto per la prima volta queste macchine scafandrate il
mio pensiero è stato: ma queste sono state pensate apposta per la fotosub!
Nell'uso
terrestre la fotocamera mirrorless presenta il vantaggio dei minori
ingombro e peso, ma questo può essere anche uno svantaggio, un corpo
macchina delle giuste dimensioni per essere afferrato con le mani
saldamente è forse più desiderabile di una mini camera difficoltosa da
impugnare, a tal proposito mi ricordo di quando acquistai, nel 1979, la
famosa Pentax ME: piccolissima, la più piccola sul mercato, fu molto
apprezzata, ma non per le dimensioni che nei modelli successivi
aumentarono per far posto ai circuiti necessari per gli automatismi e
lievitarono ancora nelle macchine digitali odierne.
La
Sony Nex 5 è stata tra le prime mirrorless a essere portate sott'acqua.
Come
si vede: niente mirino oculare né ottico né elettronico, negli ultimi
modelli quest'ultimo (ovviamente altrimenti ritorna lo specchio e non sono
più mirrorless) è spesso presente con una risoluzione, man mano evolvono
i modelli, sempre più alta al fine di ottenere un mirino di pari
precisione a quello ottico, sicuramente il progresso tecnologico porterà
a questo. Oggi ancora il mirino ottico reflex permette una maggior
precisione e le fotocamere, così come le ottiche, non sono ancora evolute
come le reflex. C'è da aspettarsi che l'evoluzione dei mirini sia questo:
live wiew e mirino elettronico ad altissima risoluzione, in questo modo
tutto il castello dello specchio non serve più, a vantaggio della
rapidità di ripresa negli scatti multipli e delle dimensioni che se non
sono particolarmente importanti per il fotografo terrestre, lo sono
senz'altro per quello subacqueo in quanto le dimensioni e il peso della
custodia di una senza-specchio sono di un terzo di quella di una reflex.
...Così
come la Nauticam è stata tra le prime a fabbricare le relative custodie
In
effetti
le EVIL per le custodie subacquee sono una delizia: sembrano concepite per
questo scopo, le dimensioni dello
scafandro rispetto alla macchina che contengono aumentano il volume dello
strumento nel suo insieme in modo esponenziale (mi si perdoni il termine
matematico usato a sproposito: intendo dire che a fronte di dimensioni non
particolarmente diverse tra i due tipi di fotocamere quando sono
"nude", le relative custodie differiscono in dimensioni e peso
in modo molto più significativo, basti pensare che una custodia reflex
pesa circa tre volte una mirrorless).
Un
esempio:
Custodia per mirrorless Sony Nex 5n:
L154mm x H142mm x P80mm
peso 1kg
Custodia
per reflex Nikon d300S:
L 241mm x H202mm x P152mm peso
3,29 Kg
Ora, se è vero che anche la custodia più ingombrante e pesante in acqua
dovrebbe essere neutra, è altrettanto vero che, specialmente in viaggio,
con tutte le restrizioni sui bagagli (vedi apposita sezione di questo
testo) risparmiare più di due chili tra macchina e custodia non può che
rendere le cose più semplici. Comunque anche migliorare l'idrodinamicità
grazie a un oggetto più piccolo tra le mani può essere annoverato tra i
vantaggi.
Oggigiorno
le mirrorless hanno ancora delle limitazioni (che per la fotosub non
sempre sono importanti come la varietà di obiettivi, sott'acqua ne
servono pochi) che le pongono ad un livello più basso delle reflex
Gli
obiettivi:
Nelle
compatte abbiamo normalmente un solo obiettivo “tutto fare” mentre
nelle reflex si può sostituire per andare incontro alle più disparate
esigenze.
Comunque,
gli obiettivi, sia che si raggruppino in uno solo, sia che si tratti di
unità distinte, si classificano nel seguente modo:
Obiettivo
grandangolare:
obiettivo con un ampio angolo di campo, che “rimpicciolisce” la
normale visione dell’occhio umano (meno di 50mm nelle reflex): sono
quelli più utili nella fotosub.
Obiettivo
“normale”:
qui l’angolo di campo, (circa 45°-47° per la pellicola 35mm oppure per
il sensore 24x36) fa sì che la visione della scena
sia con un rapporto di ingrandimento simile a quello dell’occhio
umano (50mm nelle reflex)
Teleobiettivo:
obiettivo che, parimenti ad un cannocchiale, aumenta la vicinanza degli
oggetti inquadrati, con un angolo di capo quindi inferiore a quello umano:
praticamente non si utilizzano mai nella fotografia subacquea.
Macro:
obiettivo, che può essere di qualunque focale, che consente una messa a
fuoco tale da ingrandire gli oggetti fino al rapporto di 1:1 sul piano di
un sensore 24x36 (in pratica obiettivi che possono svolgere la funzione di
moderati microscopi. In effetti la maggior parte degli obiettivi macro
sono teleobiettivi (>50mm), questo smentisce in parte quanto affermato
prima ma vale solo per riprese ravvicinate.
Zoom:
sono quelle lenti che possono variare il loro angolo di campo, quindi
possono esserci zoom grandangolari, tele e possono coprire entrambi i
“range” focali. Nelle compatte normalmente un unico obiettivo svolge
tutte le funzioni. Negli ultimi tempi nelle reflex hanno avuto un grande
sviluppo in termini di qualità e di ciò non possiamo che esserne
contenti nella fotosub in quanto ci offre la possibilità di inquadrature
diverse nonostante l'impossibilità di cambiare ottiche sott'acqua.
Gli
obiettivi delle reflex: grandangolare, macro tele, esiste una infinita
gamma di focali, ovviamente anche variabili
L’unità
di misura degli obiettivi è il “millimetro”: questo è dovuto al
fatto che quando si iniziò la produzione degli obiettivi delle macchine
fotografiche avendo degli schemi ottici più elementari di quelli odierni,
ad ogni lunghezza (intesa come distanza della lente più esterna da quella
più interna) corrispondeva un diverso angolo di copertura quest’ultimo
tanto più ampio quanto l’obiettivo è corto e viceversa. Oggi, oltre al
fatto che tale rapporto lunghezza-angolo di campo non è più attuale
in quanto con schemi ottici sofisticati non vi è più la costanza
di rapporto tra queste dimensioni, sono anche estremamente variabili le
dimensioni del sensore da impressionare per cui ad una dimensione in
millimetri può corrispondere una ampia gamma di angoli di campo. Tutto
questo complica un po’ le cose, specialmente per chi non ha molta
dimestichezza con gli obiettivi che sono concepiti (o derivano da essi)
per l’uso con la pellicola da 35mm. Sarebbe auspicabile definire gli
obiettivi con il loro angolo di campo, misurato sulla diagonale
dell’immagine, ma anche qui si potrebbero generare delle incomprensioni
dovute alla diversa dimensione dei sensori che porterebbero ad una
variazione di angolo a parità di obiettivo.
L’obiettivo:
la focale in rapporto col sensore:
Nelle
compatte normalmente, per rendere il linguaggio comprensibile a chi è
alle prime armi con la fotografia, l’obiettivo è definito con un numero
seguito dal “X” che sta a significare quante volte lo “zoom” è in
grado di ingrandire la scena inquadrata a partire dalla focale minima.
Questa caratteristica è specificato normalmente se si tratta di zoom
ottico o digitale. Ebbene lo zoom ottico consiste in un reale aumento
della capacità di ingrandire dell’obiettivo, mentre quello digitale
consiste in un semplice ritaglio operato dal “software” così come si
può fare in seguito coi programmi di fotoritocco, in pratica, non ha
quasi alcuna utilità.
Una
caratteristica importante degli obiettivi delle compatte però è anche la
capacità di “allargare” il campo visivo (grandangolare), e questo ci
interessa molto nella fotosub, nelle caratteristiche delle compatte questo
viene indicato come “equivalente a ….mm delle reflex”.
Riassumendo:
Zoom
Ottico …X
Zoom
Digitale …X
Obiettivo
equivalente …mm
Facciamo
un esempio: zoom ottico 10X (35mm equivalente) 35mm-350mm equivalente:
questo
obiettivo parte da una focale che inquadra un po’ in largo più della
visione umana ed arriva a moltiplicare ovvero a restringere il campo
visivo di 10 volte, in pratica come un potentissimo teleobiettivo.
Perché
parliamo di equivalente? In effetti la misurazione classica dei mm degli
obiettivi è stata fatta, come detto, per la pellicola con formato 24x36
misurando la effettiva lunghezza dell’obiettivo per ottenere un
determinato ingrandimento: questo vuol dire che, in passato, ma spesso
anche oggi, a seconda degli schemi ottici, un obiettivo di 350mm è lungo
effettivamente 35 centimetri.
Essendo
però il sensore delle compatte molto più piccolo, l’angolo di campo
risulta “ritagliato” e la focale equivalente molto più lunga.
In
pratica, comunque, quello che più ci interessa nella fotosub è la
capacità di allargare il campo più possibile, questo lo possiamo
ottenere in due modi: se la nostra compatta già è provvista di un
obiettivo 28mm, o 24mm equivalente è gia sufficiente, diversamente
possono essere utili gli aggiuntivi grandangolari che “allargano”
otticamente il campo. Per tutti, comunque, sono utili gli oblò
correttori. Di questi ultimi tratteremo in seguito nella sezione
“correzione della aberrazione cromatica”.
Qui
nella immagine vediamo la differenza tra il sensore a formato pieno, che
vuol dire della stessa dimensione della pellicola 35mm e il sensore
(sempre delle reflex) a formato ridotto (detto APS) e quello delle
compatte.
Quello che si evince da queste considerazioni è che il mondo delle
fotocamere compatte si differenzia notevolmente da quello delle reflex: al
tempo dell’avvento della fotografia digitale si ebbe l’impressione che
le macchine fotografiche si sarebbero trasformate tutte in compatte più o
meno sofisticate o voluminose, dotate di obiettivi dalla ampiezza focale
sconfinata e provviste di funzione filmato, il che avrebbe fatto sì che
anche un altro apparecchio destinato a impressionare immagini, la
cinepresa, sarebbe stata inglobata in quest’unico strumento. Ma le vie
del digitale sono infinite e oggi vediamo reflex, mirrorless e compatte di
qualità con funzione filmato che eseguono egregiamente il loro lavoro sia
nel campo della ripresa fissa che in movimento.
I
sensori delle fotocamere digitali:
Quando
ci si avvicina alla fotografia digitale la prima cosa che viene da
verificare è la risoluzione del sensore: Quanti megapixel?
Ovvero:
quanti puntini compongono l'immagine? Più sono e più l'immagine è
"definita" ? Non è così semplice.
Trattare
in profondità questo argomento in questa sede è piuttosto difficile
perché occorrerebbe l'intero sito e non avremmo ancora finito, ma delle
indicazioni di massima, oltretutto facili ed intuitive, posso senz'altro
darle senza tema di essere strapazzato dai puristi della tecnica.
I
formati dei sensori sono molteplici ma in linea di massima possiamo
suddividerli in gruppi:
Medio
formato:
sono ovviamente quelli che vantano le prestazioni più alte, in passato si
usavano custodie per fotocamere 6x6 e simili (vedi la sezione della storia
della fotosub, le Rolleimarin e le Bicchiarelli per esempio) oggi sono
veramente rare le apparecchiature subacquee di questo genere: su una
superficie di circa 40x54mm vengono distribuiti fino a 80 megapixel
producendo immagini di qualità massima anche ovviamente grazie ad
apparecchi di elevatissima tecnologia. Ebbene esistono custodie anche per
queste fotocamere, ma è veramente difficile, a causa dell'elevatissimo
costo e ingombro, incontrarne qualcuna.
Pieno
Formato:
o Full Frame, si intende con questa terminologia quello che più si
avvicina al formato della pellicola 35mm, per il quale sono costruiti la
maggior parte degli obiettivi, oggi in versione digital ma spesso con
poche variazioni rispetto ai precedenti concepiti per l'emulsione chimica.
Le dimensioni del sensore sono circa 36x24mm, le Case si stanno dando
battaglia a suon di megapixel e la competizione è ancora aperta essendo
questa superficie ancora sufficiente a ricevere più puntini colorati
senza andare incontro a problemi. Inoltre rappresenta il punto di
riferimento per le fotocamere reflex in quanto la ricerca in campo ottico
è stata per molti anni incentrata su questa dimensione.
Formato
APS-C:
deriva anche questo dalla pellicola, l'Advanced Photo System è stato un
formato di pellicola non molto fortunato sul mercato introdotto nel 1996 e
dismesso ultimamente anche dall'ultima casa produttrice, la Fuji.
Nel
digitale, dopo alcune varianti, il formato è denominato APS-C ed è
ridotto nelle dimensioni (23,6x15,7mm) costituendo così un fattore di
ingrandimento rispetto al formato pieno di circa 1,5x (quello citato è lo
standard Nikon, le altre case seguono criteri simili, arrivando a sensori
di formato intermedio tra l'APS-C e il Full Frame oppure producendone più
piccoli con conseguente aumento del rapporto di ingrandimento come le
Olympus e Panasonic con rapporto di 4/3) In altre parole, riducendo la
grandezza del sensore si "allunga" la focale degli obiettivi: un
50mm avrà così un angolo di campo ridotto di un terzo e diventerà
simile ad un 75mm. Simile, non uguale, perché la profondità di campo sarà
comunque quella del 50 con tutti i vantaggi e gli svantaggi del caso. Un
importante chiarimento a proposito: spesso si legge “focale
equivalente” facente riferimento al formato 35mm della vecchia
pellicola. Come già accennato, questa definizione si applica al solo
angolo di campo dell’obiettivo che si restringerà al ridursi delle
dimensioni del sensore. Ma le altre caratteristiche dell’immagine
restano uguali, la profondità di campo, la distorsione e tutto il resto
sono quelle proprie dell’obiettivo, la differenza risiede solo nel
ritaglio (in effetti è un semplice “crop”
dell’immagine) della parte centrale dell’inquadratura.
Esistono
e si moltiplicheranno anche
infinite altre versioni e dimensioni dei sensori, è inutile cercare di
rincorrere questi sviluppi con questa trattazione, l'importante è aver
determinato le caratteristiche di questi in funzione delle dimensioni e
della focale dell'obiettivo.
Un
principio fondamentale da tenere in considerazione è questo: non è detto
che aumentare il numero di pixel sul sensore porti a un effettivo aumento
della qualità: in realtà, "l'affollamento" di pixel porta
inevitabilmente a un decadimento della qualità dovuto a un aumento del
"rumore" (termine mutuato dalle apparecchiature video che hanno
preceduto quelle fotografiche nel preferire il "segnale"
elettronico a quello "chimico" cioè della pellicola) che altro
non è se non la fastidiosa "grana" che riduce la nitidezza
della foto. Esagerare nel numero di pixel in aree esigue ha fatto sì che
addirittura si è assistito ad una riduzione in modelli successivi della
stessa fotocamera o al mantenimento di quelli precedenti in altre.
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