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Nikonos  Nikon collezione personale

  Nasce la Nikonos: la Nippon Kogaku acquistò il brevetto della Spirotechnique della macchina fotografica anfibia Calypso e, apportando minime modifiche iniziò nel 1963 la produzione della Nikonos; questo era il nome dell'apparecchio per il mercato giapponese ed americano, mentre per quello europeo la denominazione era Calypso Nikkor, quest'ultima è stata mantenuta anche per il modello II e abolita nel modello III. L'unica modifica degna di rilievo rispetto alla progenitrice francese è la maggior luminosità dell'obiettivo 35mm che passa dal 3,5 del precedente obiettivo Berthiot a 2,5. Le ottiche, particolare non da poco, costituiscono, con la eccellente qualità e varietà, la vera innovazione di queste macchine rendendo possibile l'esecuzione di immagini che non hanno niente da invidiare a quelle prodotte dagli apparecchi più evoluti terrestri.

Dati tecnici:

Manuale meccanica

Tempi: da 1/ 30 a 1/500

Sincro flash 1/60

Produzione dal 1963 al 1968

 
 

 

 

  Il funzionamento, sostanzialmente identico alla Calypso Phot: il pressapellicola è fisso e fa la sua funzione quando la meccanica viene inserita nel fondello inferiore grazie alle due linguette metalliche. Il sistema di avvolgimento della pellicola impressionata è privo di rotella dentata per cui, ingrandendosi il rocchetto, man mano che la pellicola vi si avvolge, aumenta lo spazio tra un fotogramma e l'altro, questo ha creato problemi alle sviluppatrici automatiche che sono state utilizzate in tempi successivi, rendendo indispensabile la richiesta, da parte del fotografo, dello sviluppo in una unica "striscia", pena il taglio di alcuni fotogrammi, ovviamente i migliori del rullino. E' visibile anche il contapose, sul fondo  
     
   
  L'ergonomia dei comandi è eccellente; il pulsante di scatto e la leva di avanzamento della pellicola e di riarmo dell'otturatore sono in un unico comando che effettua una breve e rapida corsa, la ghiera dei tempi ben visibile, i comandi del fuoco e dei diaframmi maggiorati con delle ghiere di gomma utilizzabili anche con mani guantate, insomma sembra che vi sia poco da migliorare, magari la rotellina del riavvolgimento è un po' piccola, ma questa operazione si fa all'asciutto...

La parte superiore è costruita in metallo, come gran parte del resto dell'apparecchio.

 
     
   
  La boccola degli obiettivi è ricavata dalla tornitura dell'involucro esterno, non è un pezzo separabile, la critica mossa a questo particolare è che, in caso di graffi o altri danneggiamenti, è necessaria la sostituzione dell'intero fondello, (bisogna tener presente che l'obiettivo doveva essere rimosso non solo per cambiare la focale, ma anche per aprire la fotocamera, aumentandone l'usura), ma la genialità di questo semplicissimo sistema di blocco, unita ai particolari accorgimenti ergonomici descritti in precedenza, ne fanno un vero gioiello della tecnologia.  
     
   
  I contatti del flash sono costituite dalle viti più piccole, più all'esterno è presente l'alloggiamento dell' o-ring di tenuta. A destra, il contapose visibile da una finestrella sigillata.

Tutte le OR della macchina sono lavoranti sul perimetro, concetto molto avanzato per quegli anni, dove la tenuta delle apparecchiature destinate all'uso subacqueo era generalmente affidata a guarnizioni piatte  tenute schiacciate (quindi lavoranti "in battuta") da viti , bulloni e galletti e chi più ne aveva più ne metteva.

 
   
 

La "borsa pronto"