|
L'evoluzione del lampeggiatore subacqueo |
||
|
|
||
Calypso Phot, Nikonos I, II Flash a lampadine collezione personale |
|||
Questo è il primo flash prodotto dalla Nikon nel '63 per la Nikonos, è identico a quello della Calypso Phot, ha l'attacco sincro dei suddetti apparecchi e viene solidarizzato alla macchina mediante la filettatura di quest'ultimo. In pratica, mancando l'attacco treppiede sul fondo, la base del flash è unita al corpo macchina mediante l'impanatura dello spinotto di collegamento; anche qui si è voluto semplificare brillantemente l'insieme fotocamera-lampeggiatore. Già agli albori di questa disciplina si è voluto distanziare la fonte di luce dall'obiettivo al fine di ridurre la visibilità della sospensione dell'acqua. Le lampadine fornivano una eccellente luminosità in termini di angolo di campo e Numero Guida, ma la ovvia mancanza di praticità (bisognava portarsi dietro il tipico retino con le lampadine) ne ha decretato la fine, ma questo dopo un ulteriore modello prodotto per la Nikonos III e molto malumore da parte dei nostalgici. | |||
indietro |
|
||
La doppia funzione dell'attacco del flash, che funge anche da blocco della base del braccio. |
|||
indietro | |||
Nikonos III Flash a lampadine collezione personale Fabio Carnovale |
|||
indietro | |||
Il flash a lampadine è ancora molto apprezzato quando è in produzione la Nikonos III, molti continuano ad utilizzarlo anche dopo l'avvento dei flash elettronici, guardando quest'ultimi con diffidenza, del resto questo è un fenomeno che si verifica sempre quando appaiono le innovazioni. La Nikon produce nel 1976 questo eccellente lampeggiatore che migliora sensibilmente le prestazioni del precedente ed è corredato dell'attacco Nikonos III che diventerà lo standard delle apparecchiature sub. | |||
La connessione con la macchina: a vantaggio di una maggiore robustezza dell'insieme, si rinuncia all'ancoraggio al corpo tramite lo stesso connettore, la base del flash è solidarizzata alla macchina tramite la classica vite da treppiede. |
|||
indietro | |||
Rolleimarin Flash a lampadine collezione personale Fabio Carnovale |
|||
Il flash della famosa Rolleimarin è veramente semplice se paragonato alla complessità e alla raffinatezza di realizzazione della custodia: parabola, lampadina, braccio con la regolazione dell'inclinazione, spina che sembra quella delle prese elettriche di casa. Tutto bagnato: e funziona. | |||
Altri flash a lampadine |
|||
indietro | |||
Flash a lampadine Invernizzi (a sinistra) e Sub Center (a destra) proprietà Maurizio Saglio |
|||
Flash a lampadine Alla fine degli anni '60 e per una buona metà dei '70 i flash subacquei più usati erano quelli a lampadine. Di costruzione piuttosto semplice, usavano le normali lampadine flash, ma la presenza di acqua intorno ai contatti, generando rapidissime ossidazioni, a volte impedivano la partenza del lampo, obbligando il fotografo non solo a sprecare un prezioso fotogramma (36 per il 35 mm, solo 12 per il formato 6x6, passati poi a 24 con l'introduzione dei rulli formato 220) ma anche a tentare di ripulire al volo i contatti per evitare ulteriori cilecche. Le lampadine, prodotte da Philips ed Osram, oltre che dall'americana Sylvania (carissime) erano disponibili sia nella versione azzurrata che produceva una temperatura di colore simile alla luce solare, che bianca, dedicata alle riprese con pellicola per luce artificiale, ma proprio per le maggiori tonalità calde queste ultime erano preferite dai fotosub. Erano tuttavia di difficile reperibilità e a volte ci si doveva adattare, per ottenere lampadine bianche, a togliere con un coltellino lo strato esterno che ricopriva quelle blu. Le lampadine venivano poi trasportate sott'acqua nel retino Pronto-flash realizzato dalla ditta italiana SOS di Victor de Sanctis, che permetteva di inserirle ed estrarle ad una ad una per mezzo di una fessura nel diaframma di gomma che chiudeva il retino stesso. Nella foto, un flash Sub Center e un'altro realizzato a Milano dall'artigiano Invernizzi, che provò a produrre in piccola serie anche una piccola fotocamera subacquea con i soli comandi di trascinamento e scatto.
|
|||
Iniziano i lampeggiatori elettronici |
|
||
indietro | Iniziano, negli anni '70, a comparire i flash elettronici, inizialmente sono flash terrestri scafandrati, ma presentano notevoli limitazioni in potenza e angolo di campo. I lampeggiatori concepiti per uso esclusivo subacqueo sono più potenti e hanno un angolo di copertura ampio, consono all'uso nell'ambiente liquido. Non mancano comunque flash terrestri "mascherati" da sub che non danno nessun vantaggio rispetto agli scafandrati e costano molto di più. | ||
indietro | |||
Custodia flash Hydro Strobe IV proprietà Maurizio Saglio |
|||
Costruita nella metà degli anni '70 dalla californiana Oceanic
Products, era una custodia progettata per alloggiare i flash elettronici professionali
Honeywell, allora tra i più diffusi in USA. Robusta ma abbastanza maneggevole, permetteva con un solo comando posteriore piazzato su un piccolo oblò trasparente di accendere e spegnere il lampeggiatore, controllarne lo stato di carica e testarlo con un lampo di prova, e veniva fornita con un cavo con connettore bagnato Electro Oceanic (il nonno dei connettori
bagnati ora usati sulle lampade americane Dir-Cave diving) e una lente divergente da alloggiare all'interno, che ne aumentava l'angolo di campo fino a molte decine di gradi, in modo da poter usare il sistema per l'illuminazione delle foto realizzate con forti
grandalgolari, principalmente il Nikkor 24mm f/2,8 in oblò correttore, molto usato in Usa con le reflex Nikon (angolo di campo 84°) e il famoso 15mm Nikonos (angolo di campo di 94°). In italia, dove Scubapro tentò di distribuirle insieme alla linea intera dei prodotti Oceanic, ne circolarono solo un paio di esemplari, utilizzati con i flash professionali Rollei che fortunatamente avevano le stesse dimensioni degli Honeywell e un tempo di ricarica sufficientemente rapido, intorno ai quattro secondi. Secondo il gusto italiano, la temperatura di colore del flash veniva scaldata leggermente interponendo un filtro di correzione Kodak Wratten 85. (M.S.) La descrizione è del proprietario dello strumento, Maurizio Saglio. |
|||
indietro | |||
Flash Sea Star III proprietà Maurizio Saglio |
|||
Costruito all'inizio degli anni '70 dalla californiana
Giddings-Felgen, fondata dal famoso fotografo subacqueo Al Giddings,
come parecchi flash esterni professionali dell'epoca era alimentato da
una grossa batteria di pile a secco dalla tensione di ben 510 volt, che
permetteva di semplificare molto l'elettronica dell'apparecchio
eliminando il circuito inverter che nei lampeggiatori moderni eleva la
tensione delle batterie a quella necessaria per innescare la scarica
nella lampada. Le batterie di questo tipo erano prodotte dall'americana
Eveready assemblando in un unico pacco una cinquantina di batterie da 9
volt come quelle attuali, collegate in serie. L'alimentazione diretta ad
alta tensione consentiva anche tempi di ricarica molto rapidi,
dell'ordine dei due secondi.
Realizzato in fusione di alluminio, il flash era abbastanza maneggevole, possedeva anche una fotocellula per farlo scattare come slave e consentiva un'ottima copertura anche del campo inquadrato dagli obiettivi grandangolari. Anche se alla fine degli anni '70 la giapponese Sunpak mise in commercio un pacco di alimentazione con batterie ricaricabili a basso voltaggio e inverter di dimensioni compatibili con le batterie da 510 volt, i flash subacquei di questo tipo non ebbero molto successo proprio a causa della difficile reperibilità e l'alto costo (circa 100.000 lire nel 1975) di tali batterie. Insieme al flash è mostrato un braccio di supporto a due pezzi fabbricato in USA dalla Oceanic Products alla fine degli anni '70 e dotato di snodi sorprendentemente simili a quelli oggi in voga. (M.S.) La descrizione di questo apparecchio è del proprietario della stessa, Maurizio Saglio, la biografia di questo noto autore è sulla scheda dedicata alla custodia Paguro Sub Center. |
|||
|
|||
indietro | |||
Flash Oceanic Products 2003 proprietà Maurizio Saglio |
|||
Flash Oceanic Products 2003 (ca 1981)
Alla fine degli anni '70 l'americana Oceanic Products di Bob Hollis (oggi Oceanic) costruì i due primi flash subacquei dedicati e di serie, il 2001 (come dire "avveniristico": è la stessa data di 2001 Odissea nello spazio) e il più potente 2003 dotato anche di doppia potenza. Ben realizzati in ottimo materiale plastico erano dotati di un'elettronica piuttosto efficiente per l'epoca e di batterie ricaricabili al NiCd. I tempi di ricarica erano dell'ordine dei 3 secondi e l'angolo di campo era molto ampio, adatto alle riprese con forti grandangolari. In particolare il modello 2003 fu il cavallo di battaglia di molti fotografi per parecchi anni, anche dopo l'introduzione di analoghi flash subacquei da parte di altre ditte americane e giapponesi. Scubapro tentò di importarli in Italia ma i tempi non erano ancora maturi per una fotosub di massa. Anche questa descrizione è del proprietario dello strumento, Maurizio Saglio. In basso vediamo gli altri, predecessori e successori di questi lampeggiatori |
|||
Flash Oceanic Products 2000 collezione personale Fabio Carnovale |
|||
indietro |
Flash Oceanic Products 2001 collezione personale Fabio Carnovale |
||
|
|||
Flash Oceanic Products 2002 collezione personale Fabio Carnovale |
|||
indietro | |||
Flash Oceanic Products 2003 collezione personale Fabio Carnovale |
|||
Nikonos III Flash Sunpak Marine 28 collezione personale Fabio Carnovale |
|||
Nel 1977 viene prodotto il Sunpak Marine 28 per Nikonos III, uno dei primi flash non
costosissimi con prestazioni di tutto rispetto.
In basso, l'attacco al corpo macchina: per "tradizione" viene ancora adottato l'ancoraggio tramite il connettore, senza sfruttare la vite per treppiede. Un'altro particolare: il braccio è facilmente disinseribile con un pulsantino e brandeggiabile a mano, cosa che può essere utile per distanziare la testa del flash dalla macchina non avendo i bracci lunghi articolati. |
|||
indietro | |||
indietro |
La Nikon esce col suo primo flash elettronico |
||
indietro | |||
Flash Nikonos SB 101 collezione personale Fabio Carnovale |
|||
Nel 1980 la Nikon inizia la produzione del primo flash elettronico: l'SB 101, utilizzabile sulle NIkonos III e IV e sulle scafandrature provviste del connettore Nikonos. é dotato, come optional, di un sensore per l'esposizione automatica (non TTL ovviamente) da applicare sulla slitta porta accessori. | |||
indietro | Il pannello posteriore. Ben tre cavi escono dal retro: uno è per l'alimentazione, le batterie sono infatti alloggiate nel braccio, un' altro è il cavo sincro e, infine, il cavo del sensore per l'esposizione automatica. | ||
indietro | |||
Ecco il 101 in accoppiata con la Nikonos III: il sensore per l'esposizione è applicato sulla slitta porta accessori. |
|||
Nikonos IV Flash Sunpak Marine 32 collezione personale Fabio Carnovale |
|||
1983. Man mano che si evolvono le Nikonos, arrivata alla versione IV, la Sunpak, dopo il modello Marine 28 esce con un lampeggiatore, a detta dei più, costruito con i controfiocchi: il Sunpak Marine 32; magari non era il massimo come angolo di campo (ma orientato opportunamente dava ottimi risultati) ma era concepito per la massima affidabilità. Non ha comandi "passanti", tutte le funzioni sono riportate all'esterno mediante interruttori magnetici, la sola apertura posteriore per sostituire la batterie è sigillata con due o-ring, uno in battuta e l'altro sul perimetro, e anche in caso di infiltrazione di acqua attraverso questa chiusura (quasi impossibile) vi è un allarme allagamento. L'unico danno che si verifica in questo improbabile evento è a carico del pacco batterie, non si danneggia l'elettronica in quanto sigillata e separata dal vano di alimentazione. A questo modello è seguito il 3200, sostanzialmente uguale ma dotato dell'automatismo TTL per la Nikonos V e le altre Nikon scafandrate. Questo flash era concepito fondamentalmente per il brandeggio a mano, in quanto privo di bracci snodabili ma provvisto, analogamente al suo predecessore Marine 28, di un efficace pulsante di sblocco rapido. | |||
indietro | |||
indietro | |||
Neanche a farlo apposta, uno strumento realizzato così accuratamente (Enrico Cappelletti nel libro "Fotosub" 1984 ed. Zanichelli, lo definisce come il più bel flash in commercio) non è più in produzione, neanche in evoluzioni successive, forse era troppo ben fatto? | |||
Philips P-300 UW collezione personale Fabio Carnovale |
|||
indietro |
Negli anni '80 la grande casa di elettronica di consumo Philips produce questo piccolo flash di chiara derivazione terrestre per ravvicinato e macro; il braccetto è decisamente innovativo e presenta il sensore per l'esposizione automatica. Il tutto è ben realizzato, avrebbero potuto agevolmente fabbricarne un'altro più potente per essere in competizione con le altre case. Lo stesso strumento era prodotto, come spesso accade, con colori diversi, col marchio Morris Popular e chiamato Aqua F-3. |
||
|
|||
Flash Bicmar Solaris 250 collezione personale Fabio Carnovale |
|||
Il Bicmar "Solaris 250" cedutomi dal Com.te Giancarlo
Cagnoni: uno strumento senza compromessi, il massimo della potenza,
dell'angolo di campo, e per quanto possibile con le celle disponibili al
momento, autonomia.
Il lampo di adeguata potenza e estensione è ottenuto tramite due elementi affiancati, la parabola è una semplice superficie satinata di colore caldo per conferire alla luce la giusta temperatura colore. Nella sezione di questo sito dedicata all'indimenticato Luigi Bicchiarelli, la descrizione e le caratteristiche dettagliate di questo apparecchio ancora attuale. |
|||
Una evoluzione fondamentale: I Flash con l'automatismo TTL (Through the Lens) |
|||
|
|||
Con l'avvento del TTL sulla Nikonos V e sulle Nikon scafandrate,
nonchè la Sea&Sea Motormarine II, entrano in produzione i flash
provvisti della misurazione Trough The Lens. Questo accorgimento, che
agisce misurando la quantità di luce che arriva sul piano pellicola e
interrompendola quando questa è sufficiente, costituisce un ottimo miglioramento della qualità delle immagini
ottenute, tenendo presente che la situazione di ripresa non è delle
più agevoli e non si possono effettuare molti scatti per la
impossibilità di cambiare il rullino prima della fine dell'immersione.
Questi lampeggiatori, pur essendo ancora oggi validissimi, non sono utilizzabili con la modalità TTL con le digitali in quanto il sistema di misurazione è cambiato, però si possono utilizzare in manuale con risultati egregi. |
|||
indietro | |||
Nikon SB 102 dotazione personale Fabio Carnovale |
|||
1984: la Nikon, dopo l' SB 101, che costituisce il primo approccio al lampeggiatore elettronico, esce con questo eccellente flash: il Nikonos SB 102 è potente e veloce nella ricarica ed ha una parabola che permette l'uso dei grandangolari spinti, inoltre è provvisto dell'automatismo TTL, per contro, va trattato con riguardo essendo in plastica e non ha compartimenti stagni in caso di allagamento. E' stato comunque il punto di riferimento per molto tempo. | |||
|
|||
Subtronic SF2000 collezione personale Fabio Carnovale |
|||
indietro | La Subtronic, casa tedesca, esce con prodotti professionali privi di compromessi: questo modello degli anni '80 costruito in alluminio, potente e pesante, concepito per Nikonos presenta già la lampada circolare, derivata dai flash da studio, luce pilota, parabola martellata, cellula slave e oblò sferico. Questa casa continua ancora oggi a produrre lampeggiatori simili a questo man mano aggiornati al TTL per pellicola e poi per digitale. | ||
indietro | |||
Subtronic Gamma collezione personale Fabio Carnovale |
|||
Successivamente la Subtronic esce con dei flash
di massimo livello: la lampada è ancora più grande, numero guida subacqueo 16, con angolo di
campo ampissimo e tempo di ricarica fulmineo: è il Subtronic Gamma. E'
uno strumento senza compromessi, ma lo scotto da pagare è il peso e le
dimensioni considerevoli, per non parlare del costo elevato.
Il braccetto Kilgus è adeguatamente dimensionato per sostenere, in aria dove il peso si fa sentire, la pesante testa del flash. |
|||
Le scritte sono rigorosamente in tedesco (sui modelli odierni finalmente in inglese), la presenza di due prese sincro è finalizzata ad una doppia funzione: inserimento del cavo caricabatterie e collegamento con un altro flash, rendendo superfluo un eventuale doppio attacco sulla custodia. Non manca comunque la funzione slave con la fotocellula, l'automatismo TTL, sette livelli di potenza manuali, luce pilota e funzione richiamo di soccorso. La spia di pronto lampo è velocissima ad accendersi a tutte le potenze e, comunque, in caso di scatto ripetuto velocemente od a raffica, il flash scatta anche se i condensatori non sono completamente carichi, dando luogo ad una leggera sottoesposizione oggi, in digitale, facilmente correggibile. Purtroppo, come per tutti i flash "analogici", la funzione TTL è inutilizzabile con le fotocamere digitali, resta tuttavia la possibilità di impostarlo in manuale con risultati eccellenti. | |||
Flash Cycnus Centro Fotoottico Subacqueo collezione personale Fabio Carnovale |
|||
Una produzione italiana semi artigianale degli anni '90 è il Cycnus del Centro Fotoottico Subacqueo: non particolarmente performante ma molto affidabile, presentava un n manico molto efficace per il brandeggio a mano, tecnica molto utilizzata al tempo. | |||
indietro | |||
Ikelite 225 dotazione personale Fabio Carnovale |
|||
Fondata nel 1959 da O.H. "Ike" Brigham
(1937-2006) la Ikelite (Ike's Light) produceva e produce tutt'ora,
lampade, custodie per fotocamere e cineprese e, naturalmente, flash.
I flash Ikelite di fascia alta iniziano con la sigla 150 e poi via via fino al 400: sono apparecchi senza compromessi, una lampada enorme unitamente ad una parabola semplice di un colore caldo fornisce una luce uniforme fino a 110° di angolo di campo con una potenza ragguardevole. Il materiale con cui è costruito è un polimero che può essere bistrattato senza riguardo non avendo nessuna tendenza alla frattura. Anche qui però c'è il rovescio della medaglia: questo lampeggiatore necessita di un pacco batterie di 6 elementi "D" (torcia) che nella versione NiCd prodotta negli anni '90, prima dell'avvento delle batterie NiMh, dura poco più di un paio di rullini. Il costo, inoltre, è pesante quanto il peso (in aria). Nell'era della pellicola il sacrificio di doversi portare dietro questo strumento ingombrante era ripagato dall'ottenimento di immagini illuminate in maniera calda, intensa e uniforme; non potendo effettuare, come nel digitale, le regolazioni in post-produzione, questo poteva rappresentare spesso la differenza tra un'immagine accettabile ed una ottima. Questi flash come tutti quelli di questa marca, potevano essere corredati da un braccio orientabile, allungabile e provvisto di sgancio rapido, molto pratico ed ergonomico, in alternativa agli snodi "ball joint" che oggi vengono usati in maggioranza. |
|||
Custodia per flash terrestre Nikon SB 25 ISOTECNIC collezione personale Fabio Carnovale |
|||
Una soluzione allora (anni '90) come adesso adottata è il flash terrestre scafandrato: ovviamente è un ripiego in quanto l'angolo di campo e la potenza di un flash progettato per lavorare nel mezzo aereo non potranno mai avvicinarsi a quelle dei flash dedicati all'uso subacqueo. Possono essere preferiti per utilizzo in macro, fill-in e conservano gli automatismi TTL. | |||
indietro |
Sea&Sea YS 150 Scubapro collezione personale Fabio Carnovale |
||
La Sea&Sea nasce in Giappone nel 1972 e inizia con la produzione
del flash Yellow Sub 32.
La serie "Yellow Sub" della Sea&Sea si ispira alla canzone "Yellow Submarine" dei mitici Beatles: i flash sono gialli e allegri e di prestazioni ragguardevoli ma, negli anni '90, si "uniforma" al colore arancio comune alla maggior parte dei lampeggiatori subacquei. La Sea& Sea procede col modello "50"(già con un involucro simile ai successivi) per poi progredire col "150". |
|||
Nella foto, questo esemplare è marcato Scubapro, importatore all'epoca; caratteristica fondamentale di questo strumento è il cavo con i contatti bagnati. Seguiranno il "200", il "300" e infine il "350". | |||
Ecco l'ultimo flash Yellow Sub che tiene fede al suo nome: YS 200, giallo e potente, già dotato di TTL, tre potenze manuali e un tempo di ricarica veloce. Il connettore del cavo è quello ancora attuale per i flash digitali di ultima generazione. | |||
indietro |
Sea&Sea YS 300 dotazione personale Fabio Carnovale |
||
Qui raffigurato è lo YS 300: prodotto a partire dal 1993, insieme al "350" è stato uno dei migliori lampeggiatori in termini di prestazioni pur non eccedendo in peso e consumo di batterie. Oggi è superato solo per il suo limite di non poter essere utilizzato in TTL con le fotocamere digitali con le quali, in manuale, restituisce eccellenti riprese. Però non è più giallo... | |||
Sea&Sea YS 300 e 350 PRO dotazione personale Fabio Carnovale |
|||
Infine, il lampeggiatore è stato oggetto di un ulteriore restyling
in nero ed è stato aumentato ancora il numero guida col 350 PRO.
Questi flash sono veramente eccellenti in termini di potenza, angolo di
campo e, con batterie di ultima generazione, anche di durata pur non
essendo particolarmente voluminosi o pesanti. Sono i lampeggiatori che
utilizzo più volentieri, col digitale non è possibile avvalersi
dell'automatismo TTL ma per il resto sono privi di compromessi.
Peccato che non siano più gialli. |
|||
indietro |
Nikon SB 105 dotazione personale Fabio Carnovale |
||
Nel 1994 esce l'ultimo dei flash Nikonos, è TTL per le fotocamere
Nikon predisposte, inclusa la reflex RS e tutte le Nikon scafandrate. La
forma leggera e compatta lo rende molto pratico da trasportare, ma le
prestazioni non sono paragonabili ai flash 102 e 104: la potenza,
l'angolo di campo e il tempo di ricarica non sono certo il massimo, ma
questo piccolo flash necessita di solo 4 batterie AA. E' l'ideale
come secondo flash, sia per backup che per schiarire le ombre.
Una curiosità: questo flash fu offerto gratis dalla Nikon a tutti i possessori del modello 103, (del 1984) che fu richiamato per un potenziale problema di formazione di gas che, aumentando la pressione interna poteva provocare la separazione della parte frontale. Nonostante non si verificò nessun incidente i flash richiamati furono forati con un trapano per evitarne l'uso. La Nikon, dimostrando una notevole serietà si rese disponibile a sostituire tutti i 103 in circolazione invitando i possessori a restituirli e ricevere in cambio, gratuitamente, il 105. In basso il Nikon SB 103. |
|||
Nikon SB 103 collezione personale Fabio Carnovale |
|||
Nikon SB 104 collezione personale Fabio Carnovale |
|||
Il Flash SB 104, anche se precede a livello temporale il "105" è l'ultimo progetto Nikon innovativo e va a completare l'eccellente ma sfortunato programma Nikonos RS. La concezione di questo lampeggiatore è simile ai Sunpak che abbiamo visto in precedenza: un corpo in materiale trasparente, policarbonato, ricoperto da una guaina di materiale plastico più morbido. I comandi sono magnetici non passanti e la chiusura è assicurata da un o-ring radiale e una apertura a a libretto con chiusura provvista di sicura. Il braccio è simile a quelli dei precedenti modelli, la connessione con lo stesso è differente ma è comunque privo di snodi e provvisto di pulsante di sgancio per il brandeggio a mano. L'elemento illuminante non è circolare ma è doppio a sottolineare che non si tratta di un flash terrestre adattato ma uno strumento professionale di alto livello. La parte elettronica è sigillata e contenente un gas inerte, lasciando il solo vano per il pacco batterie apribile: così facendo, sempre analogamente al Sunpak 32-3200, un eventuale quanto improbabile allagamento interesserebbe solo questa parte dello strumento lasciando intatta la componentistica elettronica. Dotato di automatismo TTL per le Nikonos e per le Nikon scafandrate ha rappresentato, insieme alla Nikonos RS, l'apice della ricerca della casa nipponica in campo di fotosub, avventura iniziata con la Calypso Nikkor e il flash a lampadine. | |||
Nikonos RS Nikon SB 104 collezione personale Fabio Carnovale |
|||
La RS in compagnia del flash per essa progettato. |