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Nimar 1 Ormaf, (poi  Plastmeccanica) collezione personale Fabio Carnovale

 

Nel 1983 nasce in Italia la Nimar. già esistevano custodie di "plastica": di policarbonato (nome commerciale Lexan, la più conosciuta è prodotta dalla americana Ikelite) o di  metacrilato (nome commerciale Plexiglass o Perspex). Il policarbonato si lavora con relativa facilità rispetto al metallo e, trattato bene, dà le stesse garanzie di resistenza alla pressione. Queste custodie vengono prodotte come "universali" ovvero per  tutte le reflex; avendo misure piuttosto generose difficilmente qualcuna poteva non entrarci, ma, come contropartita, il centraggio era un po' approssimativo per quello che riguarda il centro focale dell'obiettivo e il centro dell'oblò sferico. Consideriamo però che in quegli anni tali particolari non venivano considerati importanti come oggi, la maggior parte delle custodie di questa classe utilizzava l'oblò piano.

Ho iniziato a fotografare sott'acqua con questa custodia nel 1984, nella quale avevo inserito una Pentax ME e successivamente una MX , questo esemplare è uno dei primi costruiti. Il dorso non è quello originale, è stato sostituito in seguito a una brutta caduta che lo danneggiò: questo non mi impedì di completare le riprese nel luogo dove ero (Seychelles) semplicemente incollando la parte rotta (in modo non passante!). Il flash abbinato mediante una staffa autocostruita, era il Sunpak Marine 32 con attacco Nikonos.

 
 

 

 

 

Il dorso (sostituito con uno più recente) anche le scritte "Ormaf" sono state sostituite col marchio attuale "Nimar".

 
   
 

L'oblò piano.

 
 

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Nimar per compatte  Plastmeccanica    collezione personale Fabio Carnovale

 
  Quello che vedete non è la parte posteriore di questa custodia per compatte, ma il frontale: più universale di così! Dentro questa custodia potevano (e possono) essere collocate tutte le macchine compatte automatiche, non  è previsto un contatto flash (ma si poteva aggiungere) ed è presente solo il pulsante di scatto. E' comunque l'ideale per foto spensierate, snorkeling e immersioni senza troppe pretese.  
   
  1984: una foto di me (a destra) e mio fratello Marco, si notano gli strumenti dell'epoca, utilizzati insieme alla Nimar 1: il decompressimetro (precursore del computer subacqueo, una membrana all'interno simulava (a dire io vero abbastanza efficacemente) l'assorbimento dell'azoto, il "Decocontrol" consolle profondimetro-timer-tabelle. La muta di mio fratello è ancora una monofoderata 3mm in due pezzi, senza salopette e con chiusura anteriore, praticamente era come non avere nulla. Per questo abbigliamento, abbinato ad una maschera (Cressi Pinocchio) scura e la barba, era soprannominato "il topo". Oggi, quasi trent'anni dopo, lui ha qualcosa in meno (i capelli, che già non erano la sua caratteristica migliore) ed io qualcosa in più: i "rotoli" che già erano accennati a quel tempo, sono ora molto meglio sviluppati.  
   
  Una piccola divagazione di carattere non fotografico a proposito della Cressi Pinocchio: eccola qui, la prima maschera al mondo col naso è ancora prodotta dalla Cressi Sub e non solo per motivi nostalgici, in effetti va più che bene sotto tutti i punti di vista; progettata da Luigi Ferraro, l'indimenticato fondatore della Technisub e Vicepresidente della CMAS (Presidente Jacques Cousteau) ex eroe di guerra, medaglia d'oro al valor militare, imprenditore ed inventore.

Nata nel 1952, la maschera Pinocchio è la prima ad avere come caratteristica la possibilità di schiacciare le narici per compensare le orecchie e al contempo permettere al naso di espirare compensando così l'aria all'interno della maschera stessa scongiurando il disastroso "effetto ventosa". ... Ma prima come si faceva?!

Ferraro è inoltre il padre, sempre mentre era alle dipendenze della Cressi, prima di fondare la Technisub, delle pinne "Rondine" (anche queste da noi utilizzate al tempo) sempre nel '52: sono le prime ad avere la scarpetta integrata, come oggi tutte le pinne da snokeling e buona parte delle ricreative. Non pago di ciò questo geniale inventore ha firmato anche l'erogatore ad effetto Venturi, sistema oggi adottato da tutti e varie altre brillanti soluzioni riguardanti l'ARO ( Autorespiratore ad Ossigeno, a proposito, mio fratello si è immerso anche con quello, io no; sono troppo giovane...) ed altro.

Per saperne di più vi invito a visitare il sito www.luigiferraro.it dove non finirete di stupirvi per le imprese e la genialità di uno degli uomini che hanno fatto la storia dell'Italia di cui possiamo essere orgogliosi.

 

 
   
  Ecco una foto eseguita con la Nimar 1, questo subacqueo in rapida discesa sono io: I GAV erano ancora agli albori, e non era raro immergersi senza... Il bibo poi, presenta ancora la leva della riserva: quando la pressione scendeva sotto un certo livello l'aria dall'erogatore cominciava a farsi "dura" e questo indicava la fine dell'immersione, abbassando la leva si accedeva ad una quantità di gas necessario ad effettuare la sosta di sicurezza ed emergere. Questo strumento era potenzialmente molto pericoloso: nel caso in cui inavvertitamente si abbassava prima della sua reale necessità ci si ritrovava improvvisamente senza aria. Come si vede però, sono già dotato del manometro che scongiura questo tipo di incidente.